Oggi voglio parlarvi delle differenze tra il minilifting mandibolare, il lifting verticale mandibolare attraverso l’endoscopia e il lifting del collo. È importante fare chiarezza su questi interventi, poiché la chirurgia è sempre altamente personalizzata. Non esiste un intervento unico adatto a tutti, ma si sceglie quello più idoneo a correggere il problema principale di ciascun paziente.
Quando si desidera migliorare i terzi inferiori del viso, se il rilassamento è lieve e localizzato a livello della cornice mandibolare (la cosiddetta “jowline”), si può intervenire endoscopicamente. Questa tecnica non prevede incisioni davanti alle orecchie e consente di raggiungere l’angolo mandibolare, sollevandolo con un vettore verticale.
Nei casi in cui il cedimento è più marcato, con lassità che si estende fino all’area vicino alla bocca, il solo vettore verticale non è sufficiente. In tali situazioni, è indicato il **minilifting mandibolare**, che prevede piccole incisioni intorno all’orecchio, una trazione dello SMAS (struttura profonda del viso) e l’asportazione di una piccola quantità di pelle.
Quando il cedimento coinvolge anche il collo, con bande platismatiche evidenti (le pieghe muscolari sotto il collo), è necessario un approccio più completo. In questo caso si ricorre al **lifting NAL**, una tecnica che ho pubblicato anni fa sull’*European Journal of Plastic Surgery*. Questo intervento prevede il riposizionamento del muscolo platisma con una tecnica mini-invasiva. Non si taglia il muscolo, ma si applica una banderella che lo aggancia e lo traziona stabilmente dietro le orecchie, migliorando l’aspetto del collo.
In sintesi, vi sono diversi approcci per trattare la parte inferiore del viso, ma non esiste una soluzione unica valida per tutti. L’intervento ideale dipende sempre dalle specificità di ciascun caso. Ricordatevi, dunque, che la visita preliminare è fondamentale per individuare la soluzione più adatta alle vostre esigenze.